Valentina

 
 
 Creatura 1
 Creatura 2
 Creatura 3
 Lisbona
 Il furto
 Immobile
 Io sono...
 Inquietudine estiva
 
























Creatura 1

Quando il mio tesoro è
il tempo per pensare
lo butto via
come un gioiello falso.
Quando apro lo scrigno
per indossare il diamante desiderato
lo trovo vuotato
di ori e brillanti.
Temo le luci abbaglianti
di questi astratti
carati inestimabili.
Affonda il dolore
e apre la sanguinante ferita,
il tempo per pensare!
Illumina la nostalgia
ed innaffia con le sue
scintillanti sfaccettature
le gote di malinconiche lacrime,
il tempo per pensare!
Esplora i canali nascosti
da fumanti macerie
quale curioso archeologo
i remoti passati felici,
il tempo per pensare!
Allora allontano
con un soffio leggero
di ubriacate e capricci
come nemico impetuoso e invadente,
il tempo per pensare.



....

Creatura 2

Trilla furtivo dentro me
un torpore,
dentro una dimensione
priva di tempo e di spazio.
Gorgoglia, invadente,
la tensione di giorni
inquieti.
Sonnecchia la vita,
ma non accenno minimante
a risvegliarla,
necessita di un sonno
che la imbavagli
nei sogni
di un dipinto
sulla custodia di una
chitarra.
Giungerà un bagliore
accecante
a confermarle
l’esistenza di
di un fiore
e di un arcobaleno,
esploso
in un fascio
di sconvolgenti colori.
Che la solitudine
danzi morbida
e gioisca di passeggiate
notturne
in compagnia di gufi e falene,
e ondeggi libera tra i raggi
di un luminoso
plenilunio.


....

Creatura 3

Rileggo il tormento
negli occhi
spenti,
nel viso scarno,
nel lento gorgoglio
del ventre caldo...
Affonda
la mia pena
nel rigurgito del cibo,
nelle follie tempestose,
in alcolici specchi deformanti...
Fuggire
non si può
da una esistenza
già raccontata
secoli fa
nel buio
delle gioie distorte,
negli odori inebrianti
delle illusioni,
nelle catene arrugginite
dalle lacrime...
Fuggire non si può!


....

Lisbona

Tramonta il sole,
sulle spiagge portoghesi
e lento si culla
tra le spume oceaniche.
Tramonta il sole,
tra le vie distorte di
Lisbona
e dolce sorride ai bambini
che giocano.
Indora il sole i colombi che
ricamano tappeti sulle piazze
e rilucian le preziose ceramiche che,
macchiano le candide case.
Canto, o Lisbona, la tua fredda luce.
Canto, o Lisbona, la tua fragilità.
Canto, o Lisbona, la diffidenza della tua gente.
Gioisci Lisbona,
perche sai di essere bella
come sei,
nella tua infinita tristezza,
nei malinconici brividi del fado.
Sorgi Lisbona,
ora e per sempre,
tra i raggi
del dìseguente.


....


Il furto


Fulgida ladra, la notte, ruba due destini e
apre la bocca alle
tenebre sensuali,
alle silenziose serenate,
a un’orchestra di pigre cicale.
L’aria succosa della pioggia,
inebriante profumo di terra bagnata,
ubriaca le menti , gli sguardi , la pelle.
Affonda e annega e annaspa in acque di
passioni e sospiri,
soffoca il respiro
e lo rinvigorisce,
strozzandolo in un finale singulto
di struggente guizzo di piacere.


....


Immobile

Le ore di un giorno
appena trascorso,
sono i riflessi
di uno specchio opaco
e dubbi
fanno festa dentro me,
restando domande
senza risposta.
Letto di fiume che,
in inverno,
non trova il calore
capace di scioglierlo.
Resto, così,
ferma e immobile
a guardare il mondo
ubriaco di vita.


.....

Io sono...

Io sono il nulla,
sono il buio,
sono il grigio,
sono una fioca luce confusa tra l’accecante bagliore del giorno,
sono un debole ronzio tra i tumulti
del mercato mattutino,
sono la tenebra fluttuante tra la notte,
sono la nebbia fitta e opaca,
in spazi, vuoti e senza tempo, di un bosco immaginato e fatato,
io sono...
il niente e l’anonimato,
un individuo senza meta, senza strada,
senza agognata dimora,
sono il mio nome e i miei antipatici soprannomi,
sono la maschera cercata e amata,
sono la paura e l’ansia,
sono la viltà e l’indecisione,
sono uno zampillo d’allegria
tra il mare calmo e piatto della noia.

 
....

Inquietudine estiva

Insonni pensieri
cercano consolazione
tra i luccicanti abbracci di una luna,
ammiccante alla finestra.
Il silenzio della calda notte estiva
amplifica il torpore di una pigrizia
radicata nel cuore del Mediterraneo.
Non fluisce il profumo del mare
tra i dorati campi di un paese
di montagna,
solo un vento leggero e velato
sollecita la mente
a liberare sogni,
che galleggiano,
che nuotano,
che sguazzano,
semplici e freschi
tra i raggi appassionati
di un'iridescente rotondità.
Si assopisce serena
la brezza agitata
di una fragilità gitana
che non trova dimora né pace
dentro carezze e baci appena vissuti.
La paura di un forte dolore
incoraggia un muro ad innalzarsi
robusto, indistruttibile,
inespugnabile:
pavida corazza
dell'ignoranza.