Giuseppe Di Vetta

 
 
 Quartiere dell'anima
 Il sangue dei Poeti
 
























Quartiere dell'anima

Il cielo di Roma
È l’imbrunire sommesso.
Silenzio d’intorno
E quasi sussulta
Quest’anima.
Lontano scorgo
Quella Luce
L’ultimo bagliore
D’attesa speranza.
E quelle ombre dissolte
Sono un buco
D’Alba
Nel calar della sera.
Costante m’avvolge
La Notte.
Tenebra invocata
Dal giorno.
Quotidiana
Memoria
D’attimi
Rubati
Ad uno sguardo.

 

 







Mi sento
Come perso
Nel brusio
Metallico
Del buio.

Filo di lama
Che trapassa
La vitrea
Presenza
Di vita.

Specchio
E cristallo
D’un antico
Soffio
D’infusa
Bellezza.

Trovarmi
È difficile
In questo
Misterioso

Quartiere dell’Anima
....

Il sangue dei Poeti

Uomini che perdono sangue,
ne ho sentiti molti.
Voci e sospiri
di geni e solenni vanità.

E poi quel sangue
lo avevo davanti
quel giorno
al porto.

In terra, grezza,
chiuso in un cerchio,
disteso nell’abisso.

Io l’ho visto il sangue
dei poeti.
Me l’hanno sussurrato
muti pesci.

E’ freddo come
il sangue dei morti
calpestati.

Ho detto allora
due terzine,
pronunciato due sillabe.

“Il sangue dei poeti”.
Qualcuno si è voltato
e mi ha guardato;
taceva.

Il sangue dei poeti
è fragile al tocco
ma naviga vagante.

Vaneggia l’anima
e la speranza:
sangue dolce di storia
amaro d’umanità.

Braciere di sangue,
ferro arroventato,
un pugnale bagnato.

“Chi uccide il sangue?”
Non chi lo beve,
il sangue non muore,
è fango e vento

in amplesso. L’ombra
fugge, e perde sangue.
Cirri rossi tingono il mare.

 

Roma, 19 Gennaio 2008




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