Uomini che perdono sangue,
ne ho sentiti molti.
Voci e sospiri
di geni e solenni vanità.
E poi quel sangue
lo avevo davanti
quel giorno
al porto.
In terra, grezza,
chiuso in un cerchio,
disteso nell’abisso.
Io l’ho visto il sangue
dei poeti.
Me l’hanno sussurrato
muti pesci.
E’ freddo come
il sangue dei morti
calpestati.
Ho detto allora
due terzine,
pronunciato due sillabe.
“Il sangue dei poeti”.
Qualcuno si è voltato
e mi ha guardato;
taceva.
Il sangue dei poeti
è fragile al tocco
ma naviga vagante.
Vaneggia l’anima
e la speranza:
sangue dolce di storia
amaro d’umanità.
Braciere di sangue,
ferro arroventato,
un pugnale bagnato.
“Chi uccide il sangue?”
Non chi lo beve,
il sangue non muore,
è fango e vento
in amplesso. L’ombra
fugge, e perde sangue.
Cirri rossi tingono il mare.
Roma, 19 Gennaio 2008
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