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Non chiederci la parola

Una lirica che si presenta come il segno di una crisi storica e ideale che investe la poesia, la storia, il destino esistenziale degli uomini. "Ritengo che anche domani - scrive Montale - le voci più importanti saranno quelle degli artisti che faranno sentire, attraverso la loro voce di isolat, un'eco del fatale isolamento di ognuno di noi. In questo senso, solo gli isolati parlano, solo gli isolati comunicano; gli altri - gli uomini delle comunicazioni di massa - ripetono, fanno eco, volgarizzano le parole dei poeti, che oggi non sono parole di fede, ma potranno forse tornare ad esserlo un giorno". In questa situazione l'unica forma di credo possibile è per paradosso, un non-credo che rifiutando di lasciarsi coinvolgere dal compromesso dei falsi valori, si faccia certezza e disperata rinuncia all'illusione: Codesto solo oggi possiamo dirti,/ ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Sono i versi che formano anche l'epigrafe del Quartiere di Pratolini, simbolo di una condizione di smarrimento e di crisi che investe un'intera generazione di intellettuali, fra le due guerre.

(Da "Tutte le opere", a cura di Giacinto Spagnoletti, Bruno Mondadori Editore)


Inaugura la suite degli Ossi di seppia che nacquero. informa il poeta, tra il '21 e il '25 e che avrebbero dovuto inizialmente intitolarsi Rottami. La poesia - che in una lettera ad Angelo Barile. del 1924. Montale definisce «un po' la chiave di volta de' miei rondels [antica forma di componimento poetico francese]» - è datata in un manoscritto 10 luglio 1923. «È tra quelle divenute emblematiche per la esplicita dichiarazione dell'at­ teggiamento gnoseologico negativo dell'uomo, escluso dalla gestione della realtà. del­ l'esistenza. della storia: la sola conoscenza concessa è per 'negativi', in una condizione umana alienata, in balia della 'divina Indiffi:renza' (intuita solo anch 'essa. perché 'forse tutto è.fisso, tutto è scritto', come dice in Crisalide. e 'siamo sballottati come l'osso di seppia dalle ondate'), improvvida ed estranea alle vicende umane. L'unica resistenza che vi si può opporre, non essendoci formule garantite di certezza e di salvezza. è un 'altrettanta umana indifferenza di fronte a questa condizione di desolata impotenza» (PORTINARI). Si ricordi, a testimonianza della fortuna di Montale presso gli scrittori più giovani, che i due ultimi versi, divenuti espressione non rassegnata della crisi di identità di una intera generazione, figurano in epigrafe al romanzo di Vasco Pratolini Il quartiere.

(Da "'900", a cura di Enrico Ghidetti e Sergio Romagnoli, Sansoni Editore)


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


(Eugenio Montale, Ossi di seppia)