news   poesia    prosa    testi    immagini    audio    naviganti    guestbook    links     cerca







       


Lo sai: debbo riperderti e non posso


Questa poesia fa parte della II sezione delle Occasioni, Mottetti (brevi componimenti - solo nella letteratura moderna superano i cinque versi ­ imperniati su un motto, una sentenza ecc., talora di argomento amoroso), a proposito della cui genesi Montale ha scritto nell'articolo autobiografico Due sciacalli al guinza­glio (Corriere della sera, 16 febbraio 1950, poi in Sulla poesia): «Molti anni fa Mirco, noto poeta che oggi ha cambiato mestiere, scrisse mentalmente e poi trascrisse su certi pezzetti di carta che teneva appallottolati nei taschini del panciotto, e da ultimo pubblicò, una serie di brevi poesie dedicate, anzi indirizzate per via aerea (ma solo sulle ali della fantasia), a una Clizia che viveva a circa tremila miglia di distanza da lui. Clizia non si chiamava affatto Clizia, [...] e neppur Mirco si chiama Mirco, ma la necessaria circospezione non toglie nulla al senso di questa noterella. Basti identificare la tipica situazione di quel poeta, e direi quasi d'ogni poeta lirico che viva assediato dall'assenza-presenza di una donna lontana, nel caso presente di una Clizia portante il nome di colei che secondo il mito fu mutata in girasole. Le piccole poesie di Mirco, che formarono poi una serie, un romanzetto autobiografico tutt'altro che tenebroso, nascevano di giorno in giorno. Clizia non ne sapeva nulla e forse non le lesse che molti anni dopo; ma talvolta le notizie di lei che giungevano a Mirco fornivano lo spunto di qualche mottetto; e così nuovi epigrammi nascevano e scoccavano come frecce, al di là dei mari, senza che l'interessata ne offrisse, neppure involontariamente, il pretesto».

Osserva a proposito dei Mottetti il Ramat che «mentre nel primo libro, gli Ossi brevi rappresentavano [...] il culmine, la summa del primo tempo montaliano, i Mottetti assolvono nell'economia del libro una jùnzione meno totale; in fondo sono raccolti insieme per una loro ansietà di respiro ma non figurano una differenza d'animo sostanziale o idee dissimili da poesie ad essi esterne, come, per esempio. Cave d'autunno o Dora Markus. Diciamo semmai che uno spazio sempre più esteso viene concesso alla vigoria interpretativa del lettore critico, ché Montale sempre meno dee/ama e sempre più insinua, suggerisce [...]. Nei Mottetti c'è sempre il rifèrimento a una pre-vicenda, a un antefatto che non è facile indovinare. È una prima misura precauzionale per evitare la piana 'narrazione' a cui Montale non si abbandona più; e poi i salti logici diventano frequentissimi, o le immagini possono contrastarsi una con l'altra [...]. Montale ha ancora tanto fiato e tanta bravura da evitare che certi giochi stupendi lo serrino nel cerchio che con Finisterre (frutto di un ermetismo non intimamente sentito) gli si stringerà più dappresso anche a causa della progressiva debilitazione del poeta 'prigioniero' e gli consentirà sempre meno fori d'azzurro '».

Lo sai: debbo riperderti... apparve, per la prima volta, nella «Gazzetta del popolo» il 5 dicembre 1934.

 

Lo sai: debbo riperderti e non posso.
Come un tiro aggiustato mi sommuove
ogni opera, ogni grido e anche lo spiro
salino che straripa
dai moli e fa l'oscura primavera
di Sottoripa.

Paese di ferrame e alberature
a selva nella polvere del vespro.
Un ronzìo lungo viene dall'aperto,
strazia com'unghia i vetri. Cerco il segno
smarrito, il pegno solo ch'ebbi in grazia
da te.
E l'inferno è certo.


(Eugenio Montale, Le occasioni)