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RIFLESSIONI SUL TESTO La poesia di Montale, che nel suo insieme può essere vista come una sofferta e disincantata ricerca di una linea di fuga dal non-essere della vita ordinaria, giunge in questa lirica a uno snodo decisivo, che è anche il punto di partenza per una diversa, più disperata visione del mondo. La salvezza incarnata da Clizia e l'inferno della realtà quotidiana reso ancor più cupo dalla guerra (ma non si dimentichi che per Montale la guerra è «cosmica, di sempre e di tutti») diventano due universi fra loro lontanissimi e non comunicanti, tanto è vero che la partenza di Clízia finisce col coincidere con lo scatenamento della danza macabra del conflitto (lo scalpicciare del fandango). In tal modo l'entità salvífica che negli Ossi e nelle Occasioni poteva ancora far parte della realtà («se procedi t'imbatti / tu forse nel fantasma che ti salva»), diventa qui una pura astrazione, con tutti i caratteri come ha ben visto Contini - del «mito»: un mito che certo ha a che fare con l'immaginario «religioso» del poeta - ma di una religiosità laica, mai risolta in dimensioni trascendenti o in atti di fede e che sublima una concezione dell'esístenza fondata su un'idea di separazione e assenza, in luogo della pur vaga presenza (dell'oggetto-amuleto, del «fantasma», della speranza) che aleggiava nelle due prime raccolte. In questa lirica gli oggetti mantengono il loro autonomo rilievo (sì pensi alla magnolia, o ai mogani e ai libri, o agli alberi, o ai molto montaliani muri), ma il loro valore simbolico è tanto marcato da sfiorare l'allegoria; parallelamente si intensifica e quasi si assolutizza la tensione analogica dei «Mottetti» (come è evidente nell'oro, nella grana di zucchero, nei sistri e tamburelli, nel fandango). Il «terzo tempo» della poesia di Montale si inaugura insomma su un registro ben più astratto e metafisico, in sintonia con la scarnificata essenza di quell'angelo lontano, di quella negata eternità d'istante, da cui ormai scaturisce una desolata e sinistra, e in fondo astratta, visione della realtà.
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