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Montale Virtuale
Di Mario Pachi & Marco Vannini


Le due composizioni che fanno parte di questa brevissima raccolta rispondono ad un criterio piuttosto contraddittorio. Difatti, se é vero che il Personal Computer del Professor Vannini ha eseguito quel lavoro di "manovalanza" necessario alla loro effettiva realizzazione, é peró altrettanto vero che l'intervento di noi esseri innegabilmente umani sia stato fondamentale in due diversi momenti del procedimento.
Mi spiegheró meglio con l'illustrare il metodo che abbiamo inteso sperimentare. Parlando per analogia, diró che si é trattato di dare in pasto allo strumento elettronico una serie slegata di parole, che esso doveva a sua volta restituire dopo averle "digerite" secondo un programma specifico impartitogli dall'operatore. Nel nostro caso, il programma era stato precedentemente elaborato dal Vannini, traducendo in Basic tutta una precisa serie d'istruzioni logiche, grammaticali, sintattiche e ritmiche. Il materiale, ovverosia le parole di cui sopra, proveniva da dieci poesie di Eugenio Montale, delle quali evitiamo di elencare i titoli per lasciare al lettore il piacere di riconoscerli da sè. Dopo aver ingurgitato il menù montaliano, che noi avevamo ottenuto "disossando" le dieci poesie già dette, il Computer gli ha dato una nuova ossatura (non "di seppia", stavolta) ed ha stampato alcune centinaia di quartine. Le quartine hanno poi subíto un attento lavoro di selezione, durante il quale ne sono state selezionate soltanto alcune, quelle a nostro giudizio più "seducenti" e atte a produrre un effetto apparentemente (se non forse sostanzialmente) poetico. In ultimo, il prodotto di tale scrematura é stato manipolato, integrato, riorganizzato e trascritto in due composizioni che rispondessero ad una certa logica di stampo "lirico".
Qualche volta, lo ammettiamo, é stato necessario barare; nel senso che abbiamo ritenuto opportuno e lecito intervenire con aggiunte, cancellature e trasposizioni, laddove si trattasse di eliminare evidenti stonature, palesi incongruenze o inammissibili assurdità. La cosa, peró, ci é parsa legittima, essendo ovvio che ogni collage, prima di presentarsi al pubblico, esiga un certo lavoro di ripulitura Inoltre, già che c'eravamo, ci siamo concessi qualche rima ed assonanza. Il risultato ci sembra non privo di un suo fascino, e siamo certi che un acuto analista dell'inconscio saprebbe avvertire, nella brillante insensatezza di alcune immagini, una latente espressione dell'Io più nascosto. Ammettendo ció, ne deriverebbe il problema d'identificare a chi appartenga l'Ego in questione. A Montale, al Vannini, al Pachi o al Computer...?



MONTALIANA 1
Solo il fiume ha congiunto le nubi all'immoto fuoco che nevica nella bassura, e il fuoco niveo si risveglia in questo lago dove il buio giuoco del crepuscolo non si sporge e alza la sua croce. Accanto ai muri resiste il brivido vivo del gatto bianco che s'indugia all'aperto tra l'arduo fogliame che sfiora la duna e alle tenebre s'impiglia. Ma il giuoco crudele si dilata senza posa ed il mutare ultimo urta le trottole del timido riscatto che accanto a me si screzia. Ora, il fiume altero ha congiunto le anime, ma si schiude a stento. Il beccaccino logoro fino alla darsena esiste, ed il balsamo attento forse tornerà nel groviglio d'aria e di vetro dove s'affonda per sempre. Turbina cosí dall'altra sponda a questo labile autunno l'umido frutto di un'ansietà antica che oggi s'illumina sull'invisibile scrimolo del focolare stremato. E il fuoco fiorito tornerà tre volte a salutar la morte nell'occhio dei pavoni.


MONTALIANA 2
Lo stocco rugginoso ritrova la vampa e s'illumina d'oro. Sulla veranda si compí il pallore nascosto del sole che non resiste al freddo mutare della selva feroce. È la conchiglia delle tenebre che urta due volte sulla proda e s'indugia sui vetri che videro il sonno malcerto della crudele feluca, ti dissi. Saluta dunque la bruma che chiude la notte nel suo paralume altero, e col silenzio verrà la bufera senza posa assieme al vuoto che esiste davanti alla tua finestra. Poi, con un segno immoto, si chiuse il caro giorno. Domani il suo volto timido tornerà puntuale per la ciurma che si risveglia sotto al muro di zucchero. Ma la storia morde sempre la mano che annaspa e chiude anche l'ultima armonica sul povero e diaccio fondo del mare.