L'intellettuale
condisce la insalata con olio di limone.
L'intellettuale pensa che Verdi sia riuscito molto tardi a imparare
il suo mestiere è che da vecchio abbia dato quel gran capolavoro
che il Falstaff.
L'intellettuale preferisce la musica pura, soprattutto quella di
Bach (di cui pronuncia il nome con forte frizione palatale).
L'intellettuale abbandona il P. C. ma non ammette che quelli che
non ci sono mai entrati avessero ragione.
L'intellettuale può anche scoprire Verdi, ma allora i guai
sono anche peggiori.
L'intellettuale pensa che la poesia moderna manchi di umanità,
ma ha un debole per la pittura astratta.
L'intellettuale decide da ultimo che la poesia moderna è
piena di umanità; ed ecco che il disastro è irreparabile.
L'intellettuale scambia il prologo dei Pagliacci con l'Inno alla
Gioia ma lamenta che la lingua italiana sia poco musicale.
L'intellettuale decide di uscire dalla torre d'avorio. Per fortuna
nessuno se ne accorge.
L'intellettuale è convinto che l'arte sia fatta per essere
compresa da lui. Peggio quando pensa che sia fatta per il popolo.
L'intellettuale sogna stipendi in dollari e dice che "l'Europa
deve unirsi o perire".
L'intellettuale non ottiene lo stipendio in dollari e dice che "il
tramonto dell'Occidente è prossimo".
L'intellettuale ama i balletti, la musica dodecafonica e gli aperitivi
con vitamine del gruppo B1.
"Ma il cocktail molto dry, mi raccomando".
L'intellettuale indosso un caftano bianco con bottoni in forma di
bastoncini e dice che Parigi e in decadenza.
Può darsi, ma la vera decadenza si avrebbe se Parigi pensasse
a lui.
Disgraziatamente questo talvolta accade.
"Però St.Germain-des-Prés. Mantiene un certo
carattere... ".
L'intellettuale dice che è ora di uscire dall'intellettualismo.
L'intellettuale dice che la Svizzera è un paese noioso.
L'intellettuale dice che in Inghilterra, dopotutto, non si mangia
tanto male.
Niente caffelatte: rompe il digiuno come un tè cinese e un
grape fruit (vulgo pompelmo).
L'intellettuale cerca il suo "secondo mestiere". Ma il
primo?
L'intellettuale difende la libertà partendo per Praga e per
Varsavia; interrogato dice che "glie l'hanno fatto fare".
L'intellettuale non vince il premio letterario e dichiara che tutti
premi sono una camorra.
L'intellettuale vince il premio letterario e ammette che le camorre
hanno del buono. (Anche i poeti del Dolce Stil Nuovo facevano parte
di una gang).
L'intellettuale scrive poesie che nessuno legge e conclude che il
nostro tempo non è fatto per la poesia.
"È un peccato che il M.S.I. non abbia un Uomo".
L'intellettuale non vende i sui libri e chiede l'intervento dello
stato.
L'intellettuale vuole una poesia per il popolo, una musica "
seriale " (cioè a serie - o in serie?) e una pittura
astratta, cioè concreta.
L'intellettuale dice che i critici che non si occupano di lui sono
artisti falliti. L'intellettuale si converte al neo-realismo e perché
la borghesia è esaurita. "Ma dopo bisognerà rifare
l'uomo".
L'intellettuale è stato o sarà tradotto in altre lingue.
Il suo editore è riuscito a "collocargli" un libro.
L'intellettuale non ammette l'ingerenza dello stato nelle arti ma
lamenta che il teatro e il cinema abbiano pochi sussidi.
L'intellettuale pensa che sarebbe bene rifare l'Accademia, purché
ci entrasse lui è soprattutto non vi entrassero A., B., C...
L'intellettuale è contrario alla pianificazione delle arti
ma opina che ad A., a B. e a C. si dovrebbe impedire di scrivere.
L'intellettuale detesta la terza forza perché il nostro è
un tempo di masse.
L'intellettuale detesta le masse è pensa che l'hortus conclusus
ha del buono.
L'intellettuale dice che se Shakespeare vivesse farebbe del cinema.
Intanto vorrebbe farne lui.
L'intellettuale giunge all'appuntamento con un pacco di giornali
in mano; si scusa del ritardo si congeda dicendo che "deve
andare in un posto".
Dove andrà? È aperto un "concorso pronostici"
per saperlo.