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I limoni

All'inizio degli Ossi di seppia, questa poesia costituisce nel contenuto, nel linguaggio e nei modi stilisticiche lo sottendono, la prima messa a punto di una poetica "in fieri", con caratteri già ben delineati. In questo senso la polemica contro i poeti laureati, con quella sua ambivatenza di toni e di concetti tra l'uso compiaciuto di una terminologia rara e preziosa e il rifiuto di una simile maniera di poetare, si presenta con il doppio valore di scelta letteraria e di indicazione biografica precisa. "L'inizio - scrive il Solmi - contiene, implicitamente, un'ars poetica che è, nel suo fondo, quella della grande fase moderna della poesia che si suol chiamare con termine latíssimòDecadentismò. Nel rifiutare la predilezione dei luoghi comuni della poesia aulica è contenuto il rifiuto di ogni aulicità...". Cosí anche i residui crepuscolari e dannunziani ancora avvertibili nel linguaggio (nel profumo che dilaga / quando il giorno più languisce, rami amici, dolcezza inquieta) sono poi riscattati e capovolti nella ricerca di una verità, di una dimensione umana nuova che penetri il segreto delle cose e liberi l'individuo dall'oppressione e dal soffocamento che lo minacciano nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
(da "Tutte le opere" a cura di Giacinto Spagnoletti, Bruno Mondadori)

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Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d' intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d' oro della solarità.



(Eugenio Montale, Ossi di seppia)